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Written by: Città e Territorio

Partito il cantiere che trasformerà l’edificio più lungo di Parigi in residenze e uffici

«Le fabuleux destin du nord-est parisien». Così il Pavillon de l’Arsenal ha intitolato la mostra, da poco conclusa, dedicata alla trasformazione urbana del settore nord-est della capitale francese, parafrasando il titolo del celebre film (Le fabuleux destin d’Amélie Poulain, in italiano Il favoloso mondo di Amélie) che qualche anno fa portò alla ribalta alcuni quartieri popolari di Parigi. Protagonista dell’esposizione è stato l’entrepôt MacDonald, mastodontico magazzino in cemento armato concepito a fine anni sessanta per una società di trasporto merci a pochi metri da Porte de la Chapelle, nel xix arrondissement. Una localizzazione strategica per uno dei principali poli logistici intermodali di Parigi. Con i suoi 130.000 mq di superficie e 617 m di lunghezza, l’edificio, che prende il nome dal boulevard lungo il quale sorge, è esso stesso una vera e propria infrastruttura: la connessione alla rete stradale e autostradale attraverso il boulevard périphérique e quella alla rete ferroviaria tramite la petite ceinture che lo attraversava connettendolo alla Gare de l’Est, gli assicurò per anni un’intensa attività. Quando questa cessò, la Municipalità decise di conservare l’edificio, simbolo, con la sua rigorosa struttura, di una Parigi industriale ormai quasi scomparsa. Decisione non facile, vista la difficoltà di trovarvi funzioni adatte e un investitore capace di finanziare un’ambiziosa operazione immobiliare, importante per rilanciare l’intero settore nord-est: comprensorio di circa 200 ettari su cui è stato lanciato uno dei più importanti Grand projet de renouvellement urbain(Gpru) della capitale, affidato allo studio degli architetti-urbanisti Dusapin&Leclercq e ai paesaggisti dell’Agence Ter. Nell’ambito di questa trasformazione, che prevede la realizzazione di 1,3 milioni di mq, si è inserita la riflessione sul divenire dell’entrepôt MacDonald. Nel 2007 Rem Koolhaas e Floris Alkemade, dello studio olandese Oma, si aggiudicarono il concorso per la definizione delle linee guida del progetto, la sua programmazione e l’inserimento nel futuro quartiere. La decisione di sopraelevare fu conseguenza del progetto originario dell’architetto Marcel Forest, che aveva immaginato l’opera come basamento per sviluppare futuri programmi (la struttura può sopportare fino a 2 t/mq). Oltre alla sopraelevazione, la principale proposta di Oma consiste nel ricavare un enorme patio centrale largo 50 m che spezzi in due l’edificio, definendo uno spazio pubblico destinato a diventare il cuore del quartiere, attraversato da trasporti pubblici come la Rer Eole Evangile e il tramway T3. Ad aggiudicarsi la realizzazione dei circa 165.000 mq di nuovi programmi (64.500 di residenza, 25.000 di terziario, 16.000 di attività varie, 32.000 di commercio e 18.300 di servizi pubblici), una quindicina di noti architetti tra cui Xaveer de Geyter, Christian de Portzamparc, Nicolas Michelin, Julien de Smedt, Auc e Kengo Kuma, cui è stata affidata la concezione dell’estremità orientale dell’edificio. Il cantiere di riconversione, iniziato da pochi mesi, dovrebbe concludersi entro il 2013.

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Last modified: 13 Luglio 2015